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DiMagnus

Biomimetica in architettura: quando gli edifici imitano la natura

L’architettura biomimetica è una disciplina che studia e imita le forme, i processi e gli ecosistemi naturali per progettare edifici sostenibili, efficienti e in armonia con l’ambiente. Non si tratta solo di un’ispirazione estetica, ma di un vero e proprio modello da seguire per affrontare le sfide del futuro, come la crisi climatica e la scarsità di risorse. Questo approccio apre la strada a un modo di costruire più responsabile e innovativo.

I principi della biomimetica

La biomimetica, dalla fusione delle parole greche bios (vita) e mimesis (imitazione), si fonda sull’idea che la natura, con i suoi 3,8 miliardi di anni di evoluzione, abbia già trovato soluzioni ottimali a molti dei problemi che affrontiamo oggi. Come affermava Albert Einstein, osservare attentamente la natura ci permette di comprendere meglio il mondo e di applicare questa conoscenza alla progettazione. Janine Benyus, biologa e autrice di “Biomimicry: Innovation Inspired by Nature”, è una figura centrale nella diffusione di questo approccio. Il Biomimicry Institute, fondato da Benyus, promuove l’applicazione della biomimetica in vari settori, inclusa l’architettura.

I tre livelli di ispirazione

L’imitazione della natura in architettura, secondo Benyus, si articola su tre livelli. Il primo, il livello dell’organismo, si concentra sulla forma. Ad esempio, il St. Pancras International Terminal di Londra trae ispirazione dalla struttura flessibile delle squame dei pangolini, capaci di resistere a forti pressioni. Questa caratteristica è stata replicata per gestire le sollecitazioni dovute al passaggio dei treni. Il secondo livello, quello del comportamento, imita i processi naturali. Il CH2 Building di Melbourne, in Australia, replica il sistema di ventilazione delle termiti: l’aria calda sale ed è espulsa, mentre quella fresca è aspirata dall’esterno, mantenendo una temperatura costante con un basso consumo energetico. Il terzo livello, l’ecosistema, considera l’intero ciclo di vita dell’edificio e le sue interazioni con l’ambiente. Il Lloyd Crossing Project di Portland, Oregon, punta a integrare i principi degli ecosistemi, considerando materiali, prestazioni e interazioni.

Esempi di biomimetica nel mondo

Diversi progetti nel mondo dimostrano le potenzialità della biomimetica, non solo nell’integrazione con l’ambiente, ma anche nella riduzione dell’impatto ambientale e nel miglioramento dell’efficienza energetica.

Forme, funzioni ed organismi

L’ispirazione può derivare da diverse fonti naturali. Lo Shi Ling Bridge in Cina si ispira alla struttura interna delle conchiglie, mentre il progetto Hive Project di Gianluca Santosuosso riprende la geometria dei nidi d’ape per ottimizzare spazio e flessibilità. L’architettura organica, teorizzata da Frank Lloyd Wright, con esempi come Fallingwater in Pennsylvania e la Casa Organica di Javier Senosiain in Messico, anticipa la biomimetica, integrando gli edifici nel paesaggio circostante attraverso l’uso di materiali locali e forme naturali. Questi edifici sono pensati per essere in armonia con l’ambiente.

Tecnologia e natura

La biomimetica si avvale di tecnologie avanzate. La stampa 3D consente di creare geometrie complesse ispirate alla natura, come la \”Torre della Vita\” in Senegal, che riprende la forma del baobab e integra sistemi di ventilazione naturale, produzione di energia solare e raccolta dell’acqua piovana, come descritto su 3Dnatives. L’Eden Project in Cornovaglia utilizza l’ETFE (etilene tetrafluoroetilene), un materiale leggero, trasparente e resistente, ispirato alla struttura delle cellule vegetali, massimizzando l’ingresso della luce e riducendo il peso della struttura, come approfondito da Michael Pawlyn nel suo libro “Biomimicry in Architecture“.

Dalla progettazione alla realizzazione

L’implementazione pratica della biomimetica richiede un approccio multidisciplinare. Gli architetti collaborano con biologi, ingegneri e scienziati dei materiali per analizzare i sistemi naturali e tradurli in soluzioni progettuali. Strumenti come il database AskNature, fornito dal Biomimicry Institute, offrono un’ampia gamma di esempi di strategie naturali. La modellazione parametrica e la stampa 3D sono tecnologie chiave per realizzare forme complesse e ottimizzare l’uso dei materiali. Materiali bio-based, come il micelio dei funghi o i biocompositi, offrono alternative sostenibili ai materiali tradizionali. Un esempio è l’utilizzo del micelio per creare materiali da costruzione, come menzionato su Architectural Digest Italia.

Sfide e prospettive

Nonostante i vantaggi, la biomimetica affronta delle sfide. I costi iniziali possono essere superiori rispetto alle costruzioni tradizionali, a causa della ricerca e sviluppo e dell’uso di tecnologie non convenzionali. La manutenzione può richiedere competenze specialistiche. La replicabilità su larga scala di soluzioni ispirate a sistemi naturali complessi può essere difficile. Tuttavia, sono state sviluppate strategie per affrontare queste sfide. La ricerca sui materiali bio-based mira a ridurre i costi e migliorare le prestazioni. La progettazione modulare e la standardizzazione possono semplificare la costruzione e la manutenzione. La collaborazione tra diverse discipline e la condivisione delle conoscenze sono fondamentali per promuovere l’adozione della biomimetica su larga scala.

Verso un’architettura rigenerativa e la città come ecosistema

L’obiettivo finale della biomimetica è creare un’architettura “rigenerativa”, che non solo minimizzi l’impatto ambientale, ma contribuisca attivamente alla salute degli ecosistemi, passando da un modello lineare a un approccio circolare. Il Bosco Verticale a Milano, di Stefano Boeri, è un esempio, con la sua vegetazione integrata che purifica l’aria e crea un microclima salubre, come riportato su Architectural Digest Italia. La biomimetica può essere applicata anche alla scala urbana, progettando città come ecosistemi, con infrastrutture verdi, gestione sostenibile delle risorse e sistemi di trasporto efficienti. La città, come un organismo, è un sistema dinamico. L’obiettivo è renderla resiliente, come discusso su Architettura Ecosostenibile.

Il futuro della biomimetica

Le tendenze emergenti nella biomimetica includono l’uso di materiali intelligenti, capaci di adattarsi alle condizioni ambientali, e l’integrazione di sistemi biologici viventi negli edifici, come pareti vegetali e sistemi di fitodepurazione. La ricerca si sta concentrando sullo sviluppo di materiali autoriparanti, ispirati ai processi di guarigione degli organismi viventi, e sull’utilizzo di algoritmi genetici per ottimizzare la progettazione degli edifici. L’architetto Diébédo Francis Kéré, con il suo progetto per il Parlamento del Benin ispirato all’albero di Palaver, ne è un esempio, come descritto su Thegreensideofpink.

Conclusione: un futuro in armonia

La biomimetica offre un percorso per costruire un futuro in cui gli edifici siano integrati nell’ambiente, come organismi viventi, superando la separazione tra costruito e naturale. Questo approccio, come evidenziato su thebrief e su Il Giornale dell’Ambiente, rappresenta una risposta concreta alla necessità di un’architettura più sostenibile e rispettosa della natura.

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L’architettura bioclimatica: principi e vantaggi nel contesto italiano

Architettura Bioclimatica: Un Approccio Integrato per l’Italia

L’architettura bioclimatica non è una semplice moda, ma una necessità. È un approccio progettuale che pone al centro l’armonia tra edificio, ambiente e clima, offrendo soluzioni concrete per un’edilizia sostenibile, confortevole ed efficiente. In Italia, con la sua straordinaria diversità climatica, questo approccio si rivela particolarmente efficace e promettente.

Le Radici e i Principi dell’Architettura Bioclimatica

L’architettura bioclimatica non è un’invenzione recente, ma un ritorno alle origini, un recupero di principi costruttivi antichi, reinterpretati e potenziati dalle tecnologie moderne. Si basa su un’analisi minuziosa del sito: irraggiamento solare, venti prevalenti, temperature, umidità relativa e vegetazione sono tutti fattori determinanti. L’obiettivo è sfruttare al massimo le risorse naturali gratuite per creare un microclima interno ideale, riducendo drasticamente la dipendenza da impianti di riscaldamento e raffrescamento. Si tratta, in sostanza, di realizzare “luoghi significativi”, capaci di incarnare il “genius loci”, lo spirito del luogo, integrandosi con l’ambiente circostante e i suoi fenomeni naturali, come teorizzato dall’architetto Christian Norberg-Schulz. Questo concetto sottolinea l’importanza di un’architettura radicata nel contesto, come illustrato anche nell’articolo di Wikipedia sulla bioarchitettura.

Principi Chiave e la Loro Applicazione

Un principio fondamentale è la corretta progettazione dell’orientamento e della forma dell’edificio. Un’esposizione a sud, ad esempio, massimizza i guadagni solari invernali, mentre una forma compatta riduce le dispersioni termiche, un aspetto cruciale soprattutto nelle regioni settentrionali d’Italia. L’isolamento termico è altrettanto importante, e l’impiego di materiali naturali e locali come legno, fibra di legno, canapa o terra cruda non solo migliora l’efficienza energetica, ma riduce anche l’impatto ambientale, valorizzando le filiere produttive italiane. A tal proposito, si può consultare il sito di Progettazione Bioclimatica per ulteriori approfondimenti. La ventilazione naturale, poi, è una strategia particolarmente efficace nel clima mediterraneo, dove favorisce il raffrescamento estivo. L’utilizzo di aperture strategicamente posizionate, come finestre a vasistas, lucernari e camini solari (aperture verticali che sfruttano l’effetto camino per aspirare l’aria calda verso l’alto), permette di sfruttare le brezze naturali, limitando l’uso di condizionatori.

Sistemi Passivi e Gestione delle Risorse

I sistemi di captazione solare passiva, come le serre solari (ambienti vetrati addossati all’edificio che accumulano calore solare), i muri di Trombe (pareti scure che assorbono il calore solare e lo rilasciano gradualmente) o i captatori solari ad aria (pannelli che riscaldano l’aria sfruttando l’energia solare), sono particolarmente adatti al clima soleggiato italiano. Infine, la gestione sostenibile delle risorse idriche è un aspetto cruciale, specialmente in un paese spesso soggetto a siccità. La raccolta e il riutilizzo delle acque piovane, l’installazione di tetti verdi (coperture vegetali che migliorano l’isolamento e riducono il deflusso delle acque) e l’impiego di tecnologie per il riciclo delle acque grigie sono tutte pratiche fondamentali.

Il Contesto Italiano: Un Mosaico di Climi e Soluzioni

L’Italia, con la sua forma allungata e la sua complessa orografia, presenta una straordinaria varietà di zone climatiche, ognuna con le sue sfide e opportunità per l’architettura bioclimatica.

Zona Alpina

Nelle regioni alpine, caratterizzate da inverni rigidi e nevosi, l’obiettivo principale è massimizzare l’apporto solare e minimizzare le dispersioni termiche. Edifici compatti, con ampie vetrate a sud e un elevato isolamento termico, sono la soluzione ideale. L’uso di materiali ad alta inerzia termica, come la pietra, aiuta a mantenere costante la temperatura interna. Un esempio potrebbe essere un rifugio alpino progettato con questi criteri, integrato nel paesaggio e autosufficiente dal punto di vista energetico.

Zona Continentale (Pianura Padana)

Nella Pianura Padana, con inverni freddi e umidi ed estati calde e afose, la sfida è duplice: proteggere dal freddo in inverno e dal caldo in estate. Un buon isolamento termico, l’uso di schermature solari per le finestre e la ventilazione naturale notturna durante l’estate sono strategie fondamentali. Un esempio potrebbe essere una cascina ristrutturata con criteri bioclimatici, utilizzando materiali locali come il legno e la paglia.

Zona Mediterranea

Nelle regioni mediterranee, con inverni miti ed estati calde e secche, la priorità è proteggere dal surriscaldamento estivo. Edifici con patii interni, pareti spesse, colori chiari (che riflettono la radiazione solare) e una buona ventilazione naturale sono soluzioni efficaci. L’uso di pergolati e vegetazione rampicante per ombreggiare le facciate è un’altra strategia vincente. Un esempio potrebbe essere una villa sulla costa progettata per sfruttare le brezze marine e minimizzare l’esposizione diretta al sole.

Zona Appenninica

Le zone appenniniche, con caratteristiche intermedie tra quelle continentali e mediterranee, la progettazione deve essere flessibile e adattabile alle diverse stagioni, un buon isolamento e una corretta esposizione sono sempre validi, ma occorre anche prevedere sistemi di ombreggiamento per l’estate e sfruttare al massimo l’apporto solare in inverno. Un esempio è dato da un borgo storico riqualificato con criteri di efficienza energetica, mantenendo le caratteristiche architettoniche originali.

Vantaggi dell’Architettura Bioclimatica: Un Bilancio Positivo

Adottare l’architettura bioclimatica in Italia offre vantaggi tangibili su diversi fronti. L’efficienza energetica è il beneficio più evidente, con una drastica riduzione della dipendenza da fonti energetiche non rinnovabili, con conseguenti bollette più leggere e un contributo alla diminuzione della dipendenza energetica del Paese. Il comfort abitativo migliora sensibilmente, con ambienti caratterizzati da un elevato benessere termico, acustico e visivo. La qualità dell’aria interna e l’illuminazione naturale contribuiscono a creare spazi più sani. Si ottiene una netta riduzione dell’impatto ambientale, grazie all’uso di risorse locali e sostenibili, all’adozione di tecnologie verdi e alla minimizzazione dei consumi. Questo approccio tutela gli ecosistemi e riduce l’impronta ecologica del settore edile, valorizzando il patrimonio culturale e le risorse territoriali, come evidenziato da ANACI Italia Servizi nell’articolo “Architettura bioclimatica“. Infine, gli edifici bioclimatici sono più resilienti ai cambiamenti climatici, adattandosi efficientemente alle variazioni e sfruttando le risorse naturali, caratteristica cruciale in un paese vulnerabile a ondate di calore, siccità ed eventi estremi.

Esempi, Involucro Edilizio e Innovazioni

L’architettura bioclimatica si concretizza in Italia in progetti innovativi. Oltre al Bosco Verticale, che rappresenta un esempio di bioarchitettura, possiamo citare l’asilo nido La Balena a Guastalla, esempio di edilizia scolastica sostenibile. Realizzato in legno, si distingue per l’elevata coibentazione, il recupero dell’acqua piovana e l’impianto fotovoltaico, come riportato da Unione Professionisti.

Pergole Bioclimatiche e Spazi Esterni

Un altro esempio interessante è quello delle pergole bioclimatiche, come quelle di Pratic, che estendono gli spazi abitativi all’aperto. Queste strutture gestiscono passivamente il microclima con lame orientabili in alluminio, sfruttando la ventilazione naturale e regolando la luce solare, come descritto nell’articolo di Infobuild sull’architettura bioclimatica per l’outdoor.

L’Involucro Edilizio: Un Componente Attivo

L’involucro edilizio, nell’architettura bioclimatica, non è una semplice barriera, ma un componente attivo. La sua progettazione ottimizza gli scambi energetici tra interno ed esterno, sfruttando le risorse naturali. Tecnologie come materiali isolanti avanzati, sistemi di ventilazione naturale controllata e facciate attive offrono molteplici soluzioni, come approfondito nell’articolo di Infobuild sul componente d’involucro.

Normative, Incentivi e il Futuro dell’Ecoparametrica

La diffusione dell’architettura bioclimatica in Italia è sostenuta da normative e incentivi. Il Decreto Legislativo 192/2005 e successive modifiche stabilisce i requisiti minimi di prestazione energetica, promuovendo soluzioni bioclimatiche. A livello nazionale, il “Conto Termico” incentiva l’efficienza energetica e la produzione di energia termica da fonti rinnovabili. Sono previste detrazioni fiscali per la riqualificazione energetica, inclusi pannelli solari, sostituzione di infissi e isolamento termico. Oltre a questi incentivi nazionali, esistono anche numerosi incentivi regionali e locali, che variano a seconda delle specifiche politiche e priorità delle singole amministrazioni. È quindi importante informarsi presso gli enti locali per conoscere le opportunità disponibili.

L’Ecoparametrica: Un Passo Avanti

Un’ulteriore spinta all’innovazione è data dall’ecoparametrica, che unisce i principi bioclimatici con gli strumenti parametrici digitali. Questo metodo simula e ottimizza le prestazioni dell’edificio in base a variabili climatiche e ambientali, controllando dinamicamente aspetti come la ventilazione naturale, come dimostrato dalla tesi “Architettura bioclimatica ecoparametrica” del Politecnico di Torino, consultabile su Webthesis. L'”effetto camino”, ad esempio, in un sistema di ventilazione naturale, si basa sul principio per cui l’aria calda tende a salire, creando un flusso d’aria che estrae l’aria viziata dall’interno e richiama aria fresca dall’esterno.

Riqualificazione del Patrimonio Edilizio Esistente: Una Sfida Cruciale

Una delle sfide più importanti per l’architettura bioclimatica in Italia è la riqualificazione del vasto patrimonio edilizio esistente, spesso caratterizzato da scarse prestazioni energetiche. Interventi come l’applicazione di un cappotto termico, la sostituzione degli infissi, l’installazione di sistemi di schermatura solare e l’integrazione di fonti rinnovabili possono trasformare edifici energivori in strutture più sostenibili. Questo non solo riduce i consumi energetici e le emissioni, ma migliora anche il comfort abitativo e aumenta il valore degli immobili. Un esempio di successo potrebbe essere la riqualificazione di un condominio degli anni ’60, trasformato in un edificio a energia quasi zero grazie a interventi mirati sull’involucro e sugli impianti.

Sfide e Prospettive: Verso un’Edilizia Sostenibile

Nonostante i progressi, l’architettura bioclimatica in Italia affronta ancora sfide. È necessaria una maggiore diffusione di una cultura progettuale orientata alla sostenibilità tra professionisti e committenti. La percezione di costi iniziali più elevati, anche se compensati dai risparmi energetici, può frenare l’adozione. Le previsioni indicano una crescita del mercato dell’edilizia sostenibile, trainata dalla crescente sensibilità ambientale, dall’evoluzione normativa e dagli incentivi. Per superare le difficoltà e integrare i principi bioclimatici nella pratica architettonica italiana, sono fondamentali investimenti in formazione, ricerca e sviluppo di nuove tecnologie, e la promozione di filiere produttive locali e sostenibili.

Conclusione: Un Nuovo Orizzonte per l’Edilizia Italiana

L’architettura bioclimatica è un elemento chiave per la transizione verso un’edilizia italiana a basso impatto ambientale. Integrando i principi della natura nell’ambiente costruito, si realizzano edifici che rispettano l’ambiente e migliorano la qualità della vita, promuovendo un modello di sviluppo edilizio armonioso e responsabile. In un’epoca di sfide ambientali e climatiche, l’adozione di approcci bioclimatici non è più un’opzione, ma una necessità per garantire un equilibrio duraturo tra progresso e salvaguardia del pianeta, valorizzando il patrimonio architettonico e paesaggistico italiano. L’architettura bioclimatica non è solo una scelta tecnica, ma una visione del futuro in cui l’edilizia è parte integrante dell’ecosistema, contribuendo al benessere del pianeta. È un cambiamento culturale, un nuovo modo di pensare e progettare gli spazi in cui viviamo, lavoriamo e trascorriamo il nostro tempo.

DiMagnus

Dalla bioedilizia al biotech: le protesi al seno riassorbibili realizzate con biomateriali

L’attenzione crescente all’ambiente e alle risorse naturali è evidenziato dagli enormi passi in avanti compiuti dalla bioedilizia contemporanea non solo in ambito architettonico, ma anche in materia di biotecnologie. Un esempio? Le protesi estetiche per le donne, di cui Motiva è una delle aziende più importanti al mondo. Vi spieghiamo tutto in questo articolo.

Partiamo dal concetto di bioarchitettura o bioedilizia, che dir si voglia: il termine indica alcune specifiche tecniche di progettazione e costruzione edile che riducono l’impatto ambientale. Trasliamo questo significato al segmento della biotecnologia, dove le procedure di applicazione vengono eseguite tramite biomateriali sintetici. E qui torniamo a parlare di Motiva e del settore della chirurgia estetica femminile, sempre in fermento e alla ricerca di nuove soluzioni che possano portare benefici concreti alle donne di tutto il mondo.

Protesi del futuro?

I progressi tecnologici riguardo il mercato biomedicale stanno dando vita a nuovi prodotti che creano prospettive davvero interessanti: è il caso della medicina rigenerativa e, nello specifico, delle protesi al seno riassorbibili realizzate con biomateriali, una scoperta che potrebbe cambiare la vita di molte donne. Impiantate con un solo intervento chirurgico, si biodegradano naturalmente all’interno del corpo grazie a una struttura che replica il sistema dei vasi sanguigni; ciò aumenta la circolazione del sangue e la rigenerazione cellulare, cosicché alla fine le protesi vengono riassorbite e interamente sostituite dalle nuove cellule.

Ma i vantaggi non finiscono qui: se il silicone è un materiale ormai ampiamente testato e sicuro, come dimostrano gli eccezionali risultati raggiunti da Motiva, i biomateriali di ultima concezione sembrano mostrare dei vantaggi unici. Quali? Vediamoli insieme.

Un solo intervento e rischi di rigetto ridotti al minimo

Con queste protesi futuristiche è previsto un solo intervento chirurgico, perché come abbiamo visto gli innesti verranno riassorbiti in modo naturale dal corpo e sostituiti dai tessuti rigenerati; ciò vuol dire anche che, essendo il materiale biologico, non c’è quasi alcun rischio di rigetto. Facile intuite come un’invenzione del genere possa rivoluzionare il settore della chirurgia estetica, guidato al momento da Motiva, migliorando la qualità della vita a milioni di donne.

Una rivoluzione anche in campo medico

Il grado di benessere che queste protesi potranno apportare una volta che saranno certificate, interessa anche l’ambito medico, aprendo delle opportunità più sicure per tutte le donne colpite da tumori al seno. È infatti noto come il silicone dia qualche problema nei casi in cui, costretti ad asportare il seno in seguito a un cancro, si debba ricostruire la mammella. Da questo punto di vista, le protesi in biomateriali riassorbili potrebbero dar vita a un seno naturale e definitivo.

Da non sottovalutare anche l’aspetto psicologico: una donna che ha sofferto di tumore non solo ha dovuto affrontare il terrore della malattia, ma anche la possibilità di rinunciare a parte della sua bellezza; con questo tipo di protesi sembra dunque prospettarsi una situazione in cui la sofferenza psicologica post-operatoria sia da ridimensionare, considerando anche che sarà necessario un solo intervento chirurgico.

DiMagnus

Quando l’architettura non funziona: il “Walkie Talkie Building” di Londra

Avrete capito che siamo amanti dell’architettura contemporanea: ci entusiasma quasi tutto, è vero. Ma in quel “quasi” finiscono esempi di edifici e di costruzioni che non hanno senso, o che sarebbe stato meglio non far passare dalla carta allo… spazio tridimensionale.

Quando la realtà supera (in negativo) la fantasia

Un esempio per noi emblematico è quello del “Walkie Talkie Building”, uno dei grandi grattacieli che dominano la skyline di Londra centrale.

Immaginate di guardare i palazzi che rappresentano il cuore della vita finanziaria britannica dal lato del South Bank del Tamigi. Dove il Gherkin o lo Shard spiccano per armonia e leggerezza nel panorama metropolitano, a stonare è proprio il Walkie Talkie, con il suo profilo goffo, quasi ingombrante. Certo non si può farne una colpa all’architetto Rafael Viñoly, che lo ha disegnato quando il grattacielo di Renzo Piano, per fare solo un esempio, non era ancora stato messo su carta.

Eppure, a proposito di carta, Viñoly avrebbe dovuto pensare meglio ai materiali che servivano per portare nel mondo reale questo suo sforzo immaginativo: il Walkie Talkie è dominato dal vetro a tal punto da trasformarsi, per via della sua forma convessa, in un vero specchio ustorio, soprattutto nelle giornate di bel tempo che nel sud dell’Inghilterra stanno aumentando per via del riscaldamento climatico.

Bici, monopattini, anche una Jaguar si sono sciolti a causa dell’effetto del riflesso solare, e diversi automobilisti si sono trovati accecati temporaneamente guidando nelle sue vicinanze. Il caso è diventato così serio che i proprietari dell’edificio hanno dovuto sborsare centinaia di migliaia di sterline per dotare il palazzo di un sistema di tende tale da garantire l’incolumità dei passanti.

DiMagnus

Un buon esempio di architettura contemporanea: il MAXXI

Per fare un esempio pratico di architettura contemporanea ottimamente eseguita e ben “compresa” nello spazio che abita, vogliamo prendere in considerazione un caso emblematico, quello del Museo MAXXI di Roma, disegnato dalla compianta Zaha Hadid. La grande architetta britannica (di origine irachena) ha firmato decine di edifici famosi, ma per gli italiani pochi sono rilevanti come questa struttura nel quartiere Flaminio dedicata alle arti del XXI secolo.

Galeotta fu la linguina

Il MAXXI ha preso posto su un’area che fino a pochi decenni fa ospitava una grande caserma: e in effetti alcuni degli edifici sono stati preservati, un’idea intelligente per ospitare servizi accessori come ristoranti e uffici del museo.

Nella parte che è stata demolita si trova il corpo principale del MAXXI, caratterizzato da un aspetto indefinito come una creatura viva franata sulla città. I “vicini di casa” del quartiere hanno borbottato a lungo per questa novità così radicale, in forte discontinuità con le architetture preesistenti, ma c’è da dire che il quartiere Flaminio presenta già di per sé edifici appartenenti a periodi diversi e in contrasto fra loro. C’è l’ex Villaggio Olimpico del 1960 e ci sono le villette della Piccola Londra che risalgono addirittura al primo Piano Regolatore approvato dal sindaco Ernesto Nathan, sino ad arrivare all’edilizia abitativa degli anni 70. Perché, dunque, lamentarsi solo di questa “stranezza”?

Per disegnare il MAXXI, Zaha Hadid si è lasciata ispirare da un piatto di linguine al nero di seppia: si può fare dell’ironia su questo guizzo creativo, ma il risultato è esattamente quello che un museo dovrebbe essere. Le curve e i livelli che si sovrappongono predispongono all’esplorazione e portano il visitatore a curiosare qua e là, scendendo e salendo per le scale, trovandosi a girare angoli nascosti come in un’opera di Escher, trovandosi davanti a opere che sorprendono non solo per la bellezza ma anche per la loro collocazione.

Il tutto è riempito dalla generosa luce della Capitale, che aiuta a trattenersi di più in questi ambienti, molto frequentati anche da studenti alla ricerca di spazi dove prepararsi per esami e lezioni. Così la piazza davanti al museo è diventata un luogo di gioco per bambini e di incontri per i grandi. Cosa volere di più da un unico edificio?

DiMagnus

Gioie e dolori dell’architettura contemporanea

Come succede anche nel mondo dell’arte moderna, il grande pubblico fa spesso fatica ad accettare i lavori degli architetti che si distaccano dalla classicità per abbracciare (in toto o in parte) le tendenze, i dettami e le regole della contemporaneità.

Perché non amiamo l’architettura moderna?

Il problema nasce da lontano: in Italia, è frutto di una serie di fattori che nell’insieme hanno contribuito a rendere le persone tendenzialmente diffidenti verso l’architettura contemporanea, quando non direttamente ostili.

A concorrere c’è stata la frettolosità, e quindi l’approssimazione, con cui si è proceduto a edificare subito dopo la fine della seconda guerra mondiale, quando l’urgenza era dettata dalla necessità di trovare alloggi per gli sfollati. A questo periodo risalgono diverse costruzioni che non brillano per bellezza e che peccano di attenzione verso vincoli paesaggistici o storico-archeologici. Si tratta di ferite difficili da rimarginare anche solo dal punto di vista visivo.

Che dire di quegli architetti che hanno aderito negli anni del boom economico al movimento del brutalismo? Il cemento, certo, è un materiale economico e facile da lavorare, ma a chi piace affacciarsi alla finestra e sentirsi oppressi da intere facciate grigie?

I meriti della scena contemporanea

Anche l’occhio vuole la sua parte: lo hanno (per lo più) compreso gli architetti di oggi, che nel loro lavoro propongono edifici che sono vere e proprie opere artistiche al pari di quadri e statue.

Può non piacere, ma questo approccio “edonista” rappresenta quantomeno uno stacco deciso rispetto al passato, quando edifici e monumenti venivano pensati solo in funzione del loro uso, secondo l’approccio “quattro pareti con un tetto”.

Forse il senso estetico del grande pubblico non è ancora sviluppato così tanto da cogliere in pieno i meriti di edifici come lo Shard di Londra o le case cubiche di Piet Blom a Rotterdam, ma crediamo che siano stati fatti passi in avanti enormi rispetto ad autentici ecomostri come il terribile “Serpentone” di Corviale, o alle Vele di Scampia.