L’architettura biomimetica è una disciplina che studia e imita le forme, i processi e gli ecosistemi naturali per progettare edifici sostenibili, efficienti e in armonia con l’ambiente. Non si tratta solo di un’ispirazione estetica, ma di un vero e proprio modello da seguire per affrontare le sfide del futuro, come la crisi climatica e la scarsità di risorse. Questo approccio apre la strada a un modo di costruire più responsabile e innovativo.
I principi della biomimetica
La biomimetica, dalla fusione delle parole greche bios (vita) e mimesis (imitazione), si fonda sull’idea che la natura, con i suoi 3,8 miliardi di anni di evoluzione, abbia già trovato soluzioni ottimali a molti dei problemi che affrontiamo oggi. Come affermava Albert Einstein, osservare attentamente la natura ci permette di comprendere meglio il mondo e di applicare questa conoscenza alla progettazione. Janine Benyus, biologa e autrice di “Biomimicry: Innovation Inspired by Nature”, è una figura centrale nella diffusione di questo approccio. Il Biomimicry Institute, fondato da Benyus, promuove l’applicazione della biomimetica in vari settori, inclusa l’architettura.
I tre livelli di ispirazione
L’imitazione della natura in architettura, secondo Benyus, si articola su tre livelli. Il primo, il livello dell’organismo, si concentra sulla forma. Ad esempio, il St. Pancras International Terminal di Londra trae ispirazione dalla struttura flessibile delle squame dei pangolini, capaci di resistere a forti pressioni. Questa caratteristica è stata replicata per gestire le sollecitazioni dovute al passaggio dei treni. Il secondo livello, quello del comportamento, imita i processi naturali. Il CH2 Building di Melbourne, in Australia, replica il sistema di ventilazione delle termiti: l’aria calda sale ed è espulsa, mentre quella fresca è aspirata dall’esterno, mantenendo una temperatura costante con un basso consumo energetico. Il terzo livello, l’ecosistema, considera l’intero ciclo di vita dell’edificio e le sue interazioni con l’ambiente. Il Lloyd Crossing Project di Portland, Oregon, punta a integrare i principi degli ecosistemi, considerando materiali, prestazioni e interazioni.
Esempi di biomimetica nel mondo
Diversi progetti nel mondo dimostrano le potenzialità della biomimetica, non solo nell’integrazione con l’ambiente, ma anche nella riduzione dell’impatto ambientale e nel miglioramento dell’efficienza energetica.
Forme, funzioni ed organismi
L’ispirazione può derivare da diverse fonti naturali. Lo Shi Ling Bridge in Cina si ispira alla struttura interna delle conchiglie, mentre il progetto Hive Project di Gianluca Santosuosso riprende la geometria dei nidi d’ape per ottimizzare spazio e flessibilità. L’architettura organica, teorizzata da Frank Lloyd Wright, con esempi come Fallingwater in Pennsylvania e la Casa Organica di Javier Senosiain in Messico, anticipa la biomimetica, integrando gli edifici nel paesaggio circostante attraverso l’uso di materiali locali e forme naturali. Questi edifici sono pensati per essere in armonia con l’ambiente.
Tecnologia e natura
La biomimetica si avvale di tecnologie avanzate. La stampa 3D consente di creare geometrie complesse ispirate alla natura, come la \”Torre della Vita\” in Senegal, che riprende la forma del baobab e integra sistemi di ventilazione naturale, produzione di energia solare e raccolta dell’acqua piovana, come descritto su 3Dnatives. L’Eden Project in Cornovaglia utilizza l’ETFE (etilene tetrafluoroetilene), un materiale leggero, trasparente e resistente, ispirato alla struttura delle cellule vegetali, massimizzando l’ingresso della luce e riducendo il peso della struttura, come approfondito da Michael Pawlyn nel suo libro “Biomimicry in Architecture“.
Dalla progettazione alla realizzazione
L’implementazione pratica della biomimetica richiede un approccio multidisciplinare. Gli architetti collaborano con biologi, ingegneri e scienziati dei materiali per analizzare i sistemi naturali e tradurli in soluzioni progettuali. Strumenti come il database AskNature, fornito dal Biomimicry Institute, offrono un’ampia gamma di esempi di strategie naturali. La modellazione parametrica e la stampa 3D sono tecnologie chiave per realizzare forme complesse e ottimizzare l’uso dei materiali. Materiali bio-based, come il micelio dei funghi o i biocompositi, offrono alternative sostenibili ai materiali tradizionali. Un esempio è l’utilizzo del micelio per creare materiali da costruzione, come menzionato su Architectural Digest Italia.
Sfide e prospettive
Nonostante i vantaggi, la biomimetica affronta delle sfide. I costi iniziali possono essere superiori rispetto alle costruzioni tradizionali, a causa della ricerca e sviluppo e dell’uso di tecnologie non convenzionali. La manutenzione può richiedere competenze specialistiche. La replicabilità su larga scala di soluzioni ispirate a sistemi naturali complessi può essere difficile. Tuttavia, sono state sviluppate strategie per affrontare queste sfide. La ricerca sui materiali bio-based mira a ridurre i costi e migliorare le prestazioni. La progettazione modulare e la standardizzazione possono semplificare la costruzione e la manutenzione. La collaborazione tra diverse discipline e la condivisione delle conoscenze sono fondamentali per promuovere l’adozione della biomimetica su larga scala.
Verso un’architettura rigenerativa e la città come ecosistema
L’obiettivo finale della biomimetica è creare un’architettura “rigenerativa”, che non solo minimizzi l’impatto ambientale, ma contribuisca attivamente alla salute degli ecosistemi, passando da un modello lineare a un approccio circolare. Il Bosco Verticale a Milano, di Stefano Boeri, è un esempio, con la sua vegetazione integrata che purifica l’aria e crea un microclima salubre, come riportato su Architectural Digest Italia. La biomimetica può essere applicata anche alla scala urbana, progettando città come ecosistemi, con infrastrutture verdi, gestione sostenibile delle risorse e sistemi di trasporto efficienti. La città, come un organismo, è un sistema dinamico. L’obiettivo è renderla resiliente, come discusso su Architettura Ecosostenibile.
Il futuro della biomimetica
Le tendenze emergenti nella biomimetica includono l’uso di materiali intelligenti, capaci di adattarsi alle condizioni ambientali, e l’integrazione di sistemi biologici viventi negli edifici, come pareti vegetali e sistemi di fitodepurazione. La ricerca si sta concentrando sullo sviluppo di materiali autoriparanti, ispirati ai processi di guarigione degli organismi viventi, e sull’utilizzo di algoritmi genetici per ottimizzare la progettazione degli edifici. L’architetto Diébédo Francis Kéré, con il suo progetto per il Parlamento del Benin ispirato all’albero di Palaver, ne è un esempio, come descritto su Thegreensideofpink.
Conclusione: un futuro in armonia
La biomimetica offre un percorso per costruire un futuro in cui gli edifici siano integrati nell’ambiente, come organismi viventi, superando la separazione tra costruito e naturale. Questo approccio, come evidenziato su thebrief e su Il Giornale dell’Ambiente, rappresenta una risposta concreta alla necessità di un’architettura più sostenibile e rispettosa della natura.