Più che ecosostenibili: la bioedilizia

DiMagnus

Più che ecosostenibili: la bioedilizia

C’è differenza tra architettura ecosostenibile e bioarchitettura (anche nota come bioedilizia). Come spiega bene questo sito, il focus della seconda branca dell’architettura è quello di tenere un atteggiamento ecologicamente corretto nei confronti dell’edificio che si sta progettando: non è possibile realizzare interventi di bioarchitettura su un edificio già esistente, perché i materiali utilizzati per la costruzione, nel 98% dei casi, non sono rispettosi dell’ambiente e non sono ecologici.

Costruire con paglia e fango

Paglia, fango, fibra di canapa, gesso, lana di roccia, legno, sono tutti materiali prediletti da chi si muove nel campo della bioarchitettura e della bioedilizia cercando un’armonia col territorio attraverso tecniche costruttive che hanno spesso origine in un passato lontano. Abbandonate per snobismo, oggi si riscoprono efficaci e funzionali.

I primi studi in materia sono stati condotti negli anni 70, ma a muoversi inizialmente su questo terreno sono stati gli altoatesini alla fine degli anni 80, prendendo ispirazione dalle tradizionali costruzioni alpine completamente in legno (e al massimo in pietra naturale). Il campo si è allargato fino a prendere come fonte di ispirazione edifici di nazioni lontane quali Vietnam, Russia, Belgio e tante altre ancora.

Le considerazioni nei confronti dell’adesione al modello della bioarchitettura ruotano per lo più intorno all’impatto sull’ambiente di materie come plastica e cemento armato, facilmente deperibili e non degradabili. Oltre a favorire materiali naturali, la bioarchitettura studia come trasformare quelli già esistenti in versioni più ecologicamente accettabili che sappiano ottimizzare le risorse e tutelare l’ambiente in cui viviamo.

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